Luce per l’autismo, un faro anche in questi difficili momenti

La pandemia di coronavirus ha stravolto la vita e le abitudini di tutti. Nessuno escluso. Sicuramente un impatto ancora più devastante lo hanno subito quelle famiglie che quotidianamente si devono prendere cura di persone affette da autismo. Non c’è solo il problema della chiusura delle strutture che offrono sostegno nelle diverse attività quotidiane, ma anche quello di difficile soluzione circa il rispetto del distanziamento sociale e dell’uso delle mascherine e dei diversi dispositivi di protezione individuale.

L’organizzazione di volontariato Luce per l’Autismo, nata nel 2011, è un faro in questo difficile momento. Un punto di riferimento a cui le famiglie possono guardare per trovare un aiuto. E proprio per questo, da poco tempo è stato inaugurato anche il nuovo sito internet dell’associazione (clicca qui) nella speranza che questo possa diventare un’ulteriore mappa di navigazione per tutte le famiglie desiderose di ricevere aiuto. Irene Cossu, la presidentessa dell’associazione, spiega nel dettaglio la mission di Luce per l’Autismo: “Sono giorni davvero difficili: è dura per una famiglia far fronte a questa situazione, soprattutto perché sono venuti a mancare alcuni servizi a causa dello scoppio dell’emergenza e delle disposizioni di legge successive. Tante famiglie, infatti, con tutte le loro peculiari difficoltà, si sono trovate all’improvviso a doversi sobbarcare in toto della gestione dell’intera giornata di una persona autistica”. Continua Cossu: “Proprio in questa situazione così convulsa, noi cerchiamo di essere un punto di riferimento. La nostra volontà è quella di essere un referente per le famiglie che voglio ricevere ogni genere di informazione, a cominciare ovviamente da quello della difesa dei propri diritti”.

Luce per l’Autismo al momento conta 41 soci, cinque di questi compongono il direttivo. La sua azione negli anni si è contraddistinta per la determinazione, ma soprattutto per la positività dell’approccio. Mai nessun sterile disfattismo. Sempre Cossu: “L’esperienza maturata negli anni, ma soprattutto la nostra presenza a tutti i tavoli possibili sull’argomento, anche a quelli nazionali, ci ha permesso di raggiungere un ottimo livello di competenza sull’argomento, cosa che ci consente di essere di aiuto sia per quanto riguarda le informazioni sia per quel che concerne l’assistenza di fronte alla rivendicazione di un diritto violato. Ecco noi siamo rispettosi di tutti, ma quando ci accorgiamo che a una famiglia viene negato un diritto non facciamo sconti a nessuno. Non molliamo la presa fino a che non otteniamo un risultato concreto. Siamo implacabili”. Proprio su quest’ultimo punto Cossu vuole essere ancora più chiara: “La presenza all’interno della nostra associazione di un vero sportello per la difesa dei diritti, come viene anche sancito nel nostro statuto, è ciò che forse maggiormente ci differenza. Noi seguiamo la famiglia dall’inizio fino al pieno conseguimento degli stessi. Questa è una differenza sostanziale rispetto a tante altre realtà”. 

Cossu, nonostante le oggettive difficoltà del periodo, resta comunque ottimista: “Questo virus ci impone dei limiti non da poco, ancor di più vista la natura dell’autismo. Difficile anche solo parlare di distanza e di uso delle mascherine: bisogna sempre vedere il grado di autismo della persona, perché ci sono casi in cui ci si strappa di dosso i vestiti, figuriamoci cosa può succedere con le mascherine…Non è comunque il caso di allarmarsi: ci sono tecnici preparati che stanno mettendo a punto i protocolli e abbiamo anche un centro sull’autismo regionale che funziona piuttosto bene. Presto avremo tutti i riferimenti per le pratiche e le strategie, anche quelle di natura comportamentale. Intanto noi quotidianamente alle nostre famiglie attraverso un gruppo Whatsapp diamo tutte le informazioni di cui disponiamo. Come associazione siamo assolutamente in grado di guidare le famiglie lungo questo percorso così tortuoso e complicato. Nel tempo abbiamo lavorato bene, non senza fatica; c’è un grande lavoro sommerso di cui non sempre si riesce ad avere idea, ma tutto questo ha fatto sì che ora siano davvero tante le famiglie che chiedono di poter essere aiutate da noi”.

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