Ambulanza, spesa a domicilio, test sierologici: gli impegni della Croce Rossa di Susa

Soccorso in ambulanza, spesa a domicilio, sottoscrizioni e chiamate per i test sierologici: sono stati mesi di grande impegno, quelli dell’emergenza coronavirus, per il Comitato di Susa della Croce Rossa Italiana: “Ci siamo dovuti ristrutturare a tempo di record – spiega Michele Belmondo – perché abbiamo dovuto affiancare nuove attività a quelle in cui tradizionalmente siamo impegnati, sempre nel pieno rispetto delle normative di sicurezza, e nel contempo abbiamo rinnovato il nostro parco volontari, perché non abbiamo potuto contare sui meno giovani. Ai 40 volontari rimasti operativi ne abbiamo affiancati 27 temporanei, giovani che si sono proposti nell’emergenza e che, secondo me, rimarranno con noi anche in futuro. A questi vanno aggiunti nove ragazzi del Servizio Civile, sei che erano già da noi e altri tre distaccati da servizi sospesi, che hanno deciso di continuare con noi il loro impegno”.

L’attività principale è quella del soccorso e trasporto in ambulanza: “Un servizio – continua Belmondo – che abbiamo dovuto riconvertire in modalità emergenza, facendo maggiore attenzione alla sicurezza e alla sanificazione e formando il personale all’uso dei dispositivi di protezione individuale. È stata una sfida impegnativa, anche se il numero degli interventi è diminuito: normalmente ne facciamo una media di 150 al mese con le nostre due ambulanze attive 24 ore su 24, adesso siamo a un centinaio al mese. Numeri più bassi perché i soccorsi ordinari sono crollati: incidenti stradali e da turismo invernale, visite e interventi ospedalieri. Ma è stato più impegnativo perché tutti gli interventi sono stati trattati come Covid o sospetti tali”.

Oltre alla parte sanitaria, c’è la risposta sociale all’emergenza: “Una marea di richieste vecchie e nuove cui rispondere. All’inizio ci siamo impegnati nella consegna di spese e medicinali alle persone in quarantena, o di indumenti a chi era ricoverato in ospedale. Con l’allentamento del lockdown questo servizio è andato ad esaurirsi, mentre aumenta di giorno in giorno quello di consegna, anche a domicilio, dei pacchi della spesa alle persone in difficoltà economica, che svolgiamo per conto della Caritas. Al momento assistiamo circa 200 famiglie: dalla crisi sanitaria siamo passati alla crisi socio-economica, l’onda lunga del coronavirus continua e continuerà ancora a lungo”.

Per far fronte all’emergenza, bisogna collaborare: “Abbiamo fatto rete con la Caritas Diocesana della Valle di Susa e le altre associazioni del territorio, a partire dal polo logistico di Bussoleno, da dove partono tutte le attività, che sono tante e variegate. Tante associazioni fanno attività simili, senza la regia centrale del Consorzio socio-assistenziale della Valsusa si rischiava di arrivare due volte dalla stessa persona e magari nessuna da un’altra che ha egualmente bisogno”.

In rete, sono state sviluppate anche tante iniziative magari più circoscritte ma altrettanto importanti: “Al polo logistico di Bussoleno – continua Michele Belmondo – da marzo abbiamo allestito degli spazi per ospitare personale sanitario che non rientrava ai propri domicili per precauzione, ma fortunatamente adesso non ce n’è più bisogno. Sempre per quanto riguarda l’ospedale, con la Città di Susa abbiamo indetto una sottoscrizione per donare delle attrezzature, noi siamo il soggetto attuatore e abbiamo trasformato la generosità delle persone in acquisti concreti: 5 monitor parametrici sono già stati donati. Infine abbiamo attivato la “spesa sospesa” in otto punti vendita della zona e con il mercato dei produttori agricoli della Coldiretti, in questo ci dà una mano la Fondazione Magnetto che acquista direttamente dei prodotti”.

Attualmente, il personale della Croce Rossa di Susa è impegnato anche nell’indagine di sieroprevalenza nazionale: “Chiamiamo le persone selezionate per fare test sierologico – conclude Belmondo – in Piemonte ci sono cinque call center per gestire 10mila chiamate. Contattiamo le persone, spieghiamo loro di cosa si tratta, se accettano devono compilare un questionario e sottoporsi al test sierologico, ovviamente gratuito, in strutture pubbliche o a domicilio. Abbiamo iniziato il 25 maggio, finora circa il 30 per cento delle chiamate ha esito positivo, un po’ meno di quanto ci saremmo aspettati. Ma la situazione potrebbe migliorare grazie alla campagna di sensibilizzazione del Ministero”.

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