L’Associazione Assistenti Volontari Penitenziari di Ivrea vicina ai detenuti anche durante il Covid-19

Nel 1980 è stato inaugurato il carcere di Ivrea (nella foto), con alcuni problemi strutturali di cui fin dal principio si sono occupati i volontari. La struttura del carcere, di per sé, non si prestava ad attività comuni (come del resto tutte le carceri cosiddette moderne, dove le celle sono in fila lungo un corridoio e dove esistono pochissimi spazi comuni); ma il gruppo dei volontari fu fin da subito avvolto con gioia dai detenuti, felici di contribuire alla realizzazione di un giornale e di partecipare a diversi momenti condivisi, attività, progetti, momenti formativi.

Tutto ciò, fino ad arrivare a creare, verso la metà degli anni ’90, un vero e proprio coordinamento regionale (che esiste ancora oggi). Nel giro di pochi anni è quasi raddoppiato il numero dei detenuti e il gruppo dei volontari si è trovato ad aver a che fare con una popolazione detenuta nuova. Si sono perciò intensificate le attività sportive (il famoso Mundialito di calcio) e assistenziali, e i momenti comunitari dei concerti per tutti.

Il secondo passo importante ha preso origine dall’occasione del Giubileo, nel 2000. Richiamandosi al significato dell’anno giubilare del mondo ebraico, che prevedeva un periodo in cui i debiti erano condonati, gli schiavi liberati e persino alla terra era offerto riposo e possibilità di ripresa, i volontari hanno pensato di lanciare sul territorio il messaggio del perdono. 

Il terzo momento significativo è più recente, e riguarda la decisione, presa nel 2011, di costituirsi in Associazione. Il passaggio è stato molto laborioso e impegnativo ma questa scelta ha dato al gruppo dei volontari una libertà operativa nuova. L’ultimo passaggio significativo è stato l’aumento considerevole del numero dei volontari, dopo il corso di formazione di fine 2011. 

Le strategie messe in atto dall’Associazione si propongono di accompagnare i detenuti nella loro permanenza in carcere, offrendo loro assistenza morale, materiale e spirituale, ed effettuando servizi utili a facilitare il loro reinserimento nella società, ma non solo, perché le numerose attività prevedono anche il relazionarsi con le famiglie, la promozione di occasioni di lavoro tramite cooperative, la promozione e l’attuazione di programmi di collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria, iniziative nelle scuole, lo stimolare l’opinione pubblica con iniziative editoriali, la promozione di incontri con tematiche penitenziarie, la collaborazione con Enti Pubblici, Associazioni ed Enti Privati e tante altre attività.

Tutto ciò porta al presente, e in particolare a cosa ha significato il periodo di lockdown per i volontari, i detenuti e le loro famiglie. A parlarne è stato Paolo Revello, il presidente dell’Associazione: «Da metà febbraio – ha detto – non siamo più potuti andare in carcere, è stato bloccato tutto. Noi come anche avvocati, famigliari, nessuno è più entrato. In questo modo non ci sono state tracce di Covid-19 all’interno e questo è stato fondamentale ma siamo rimasti comunque attivi all’esterno per far fronte a priorità o urgenze. Abbiamo fatto acquisti come termo-scanner, comprato prodotti igienizzanti e per le pulizie degli ambienti carcerari. Abbiamo anche acquistato prodotti per le celle: colori per muri, porte, portoni, parti metalliche. L’iniziativa è stata resa possibile tramite alcuni stakeholders privati e grazie a Fondazione Comunità Canavesana e Caritas Diocesana».

«A marzo – prosegue Revello – abbiamo comprato 1500 mascherine, di cui 1000 di tipo chirurgico e 500 di tipo FP2, perché il carcere non aveva ricevuto le mascherine e sul mercato non si trovavano, per cui la situazione era critica. È stato utile a tamponare fino ad aprile, quando hanno poi i detenuti ricevuto le prime mascherine dall’unità centrale. Tra le altre cose abbiamo anche versato denaro sui conti correnti dei detenuti più in difficoltà: circa 40 tra quelli che non hanno mai sentito amici, famigliari o altro, e non avevano soldi».

«Abbiamo chiaramente dovuto interrompere l’ospitalità esterna con i detenuti con permessi di qualche giorno – conclude Revello – e onestamente non sappiamo quando potremo riattivare queste attività, quindi al momento queste attività sono da ritenersi sospese fino a settembre. E chiaramente abbiamo anche rinunciato a realizzare manifestazioni interne, colloqui o altre attività, così come i laboratori. Tra queste purtroppo abbiamo dovuto interrompere anche le attività del giornale realizzato dai detenuti e stampato in carcere. Sono già saltati due numeri e oltre al dispiacere per l’attività in sé, senza giornale vengono anche a mancare offerte e donazioni, perché fa da promemoria a tanti dei nostri sostenitori e a tanti donatori».

Per chiunque volesse contribuire ad aiutare e sostenere economicamente le attività dell’Associazione, le offerte possono quindi essere inviate alla “Associazione Assistenti Volontari Penitenziari di Ivrea” – sede: P.zza Castello 6 – 10015 – Ivrea, tramite: Bollettino postale sul c/c nr 1002165544 oppure tramite Bonifico bancario sul c/c presso le P.T. IBAN: IT88 N076 0101 0000 0100 2165 544 (causale: per L’Alba oppure per l’Associazione). Inoltre, al momento della dichiarazione dei redditi, è possibile devolvere all’Associazione il 5 per mille, indicando il C.F: 93040300019 nella casella “sostegno del volontariato e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale”

Qui i contatti dell’Associazione per ulteriori informazioni:

  • www.avpivrea.it
  • avpbeiletti.ivrea.to@gmail.com
  • avpivreatorino@pcert.postecert.it
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