Imprese e Terzo Settore: una sinergia vincente che crea sviluppo

La regola secondo cui l’unione fa la forza è particolarmente indispensabile quando si affrontano i problemi dei Paesi in via di sviluppo, dove le strategie dei diversi attori in campo hanno assoluta necessità di coordinamento e sinergie.

Si pone così il tema della cooperazione allo sviluppo, l’insieme delle pratiche che autorità pubbliche, organizzazioni internazionali, imprese e società civile pongono in atto per contrastare le grandi emergenze del nostro tempo, dalla povertà estrema alla malnutrizione, dall’analfabetismo alla salute.

Questa sfida  (al centro degli obiettivi del millennio l’Italia) ha sempre rivestito un ruolo di primo piano, pur potendo impegnare risorse limitate rispetto ai leader mondiali e pur presentandosi sul terreno con enti non profit e organizzazioni non governative di taglia medio-piccola.

Come ricorda un articolo uscito oggi sul Sole 24 ore, “un punto di svolta è certamente stato il varo della legge n agosto 2014, n.125 di riforma della cooperazione che, tra le molte novità, in linea con le strategie internazionali, riconosce per la prima volta anche le imprese fra i soggetti protagonisti del sistema. Viene, così, favorito il ruolo del settore privato nella generazione di crescita e sviluppo sostenibile. E, proprio mentre all’interno del mondo delle imprese cresce la sensibilità intorno alla creazione di valore condiviso, anche la sfera non profit si va aprendo alle partnership con maggiore convinzione”.

Dal 1997 fino all’approvazione della riforma, il Governo aveva finanziato un ammontare pari a1,44 miliardi nel segmento dello sviluppo d’impresa.

Ora la legge125/14 ha reso molto più agevoli e interessanti le opportunità di partnership,  a condizione chele imprese aderiscano a standard internazionali comunemente riconosciuti in tema di responsabilità sociale, clausole ambientali e diritti umani.

“La nuova disciplina ha consentito la discesa in campo di attori di grande rilievo, tra cui la Cassa depositi e prestiti, e la disponibilità di strumenti più flessibili di raccordo sia con le istituzioni finanziarie internazionali, sia con gli investitori privati. Che i tempi siano maturi per un cambio di passo nella dimensione e nelle modalità degli interventi lo dimostra anche il fatto che sono in uscita le prime linee guida nazionali alle partnership per la cooperazione allo sviluppo.”

Il contenuto riguarda solo le collaborazioni tra enti senza fini di lucro e imprese, quindi non esaurisce le diverse possibilità di partnership con altri attori pubblici e privati, ma ha l’indubbio pregio di mettere un primo punto fermo su obiettivi, modalità e passaggi tecnici della progettazione condivisa.

Lo scopo è quello di suggerire percorsi, strumenti e riferimenti per percepire e sfruttare i reciproci vantaggi da un lato per le imprese, dall’altro per le non profit.

Gli interessi sono molteplici. Per le imprese le motivazioni prevalenti sono aprirsi a nuovi mercati, sviluppare competenze e conoscenze a livello locale, innovare e contribuire così al miglioramento generale delle condizioni di vita vita nei Paesi in via di sviluppo. Le Ong sono interessate soprattutto ad accedere a competenze tecniche, organizzative e gestionali che permettano di stabilizzare e ampliare gli interventi.

Un clima di positiva collaborazione tra imprese e organizzazioni non profit che si segnala  come un importante fattore di fiducia nell’impegno comune per il futuro.

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