Dopo di Noi: perché la Legge non è un arrivo, ma un punto di partenza. Parlano i Volontari

figli futuroLa petizione, il dibattito parlamentare, la legge. E adesso? Il “Dopo di Noi” entra – “finalmente” (dicono in molti) – in Gazzetta Ufficiale. La sfida del giorno dopo è scriverlo nella vita delle persone: tradurre le  “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare” in una risposta concreta per le oltre 630 mila persone con disabilità grave rimaste senza sostegno familiare. A bilancio ci sono 180 milioni di euro per i prossimi tre anni, “Non bastano per tutti – ha premesso la Deputata Ileana Argentin, ideatrice e promotrice della Legge “Dopo di noi”, nel suo intervento alla trasmissione Siamo Noi, – però abbiamo cominciato a superare una barriera culturale”.

La de-istituzionalizzazione è la sfida più grande, il passaggio cioè dalle residenze socio assistenziali a nuclei abitativi che consentano la prosecuzione di un’esistenza dignitosa nel momento in cui i genitori vengono a mancare. Come ha osserva Roberto Speziale, Presidente Nazionale Anffas Onlus, Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale:  “Sarà di fondamentale importanza il ruolo delle Regioni e degli Enti locali a cui sono demandati gli aspetti applicativi”. Ruolo che si giocherà a partire da esperienze e prassi su cui il Volontariato locale è al lavoro da molto tempo. “Sono anni che diamo informazioni e sostegno psicologico alle famiglie nella gestione del ‘Dopo di noi” racconta Roberta Spessato, Volontaria dell’Associazione La Perla, realtà torinese che ha all’attivo numerosi progetti per ragazzi con disabilità intellettiva. Nel novembre 2015 l’Associazione ha aperto Casa Fiume: un luogo dove i ragazzi assistiti possono cominciare a fare un’esperienza di autonomia abitativa, con il supporto di dei Volontari.

“Non c’è un Dopo di Noi senza un Durante Noi” ha ricordato Cecilia Marchisio, (Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione, Università degli studi di Torino), intervenendo ad un incontro di confronto tra istituzioni e volontariato dedicato “Dopo di Noi”, organizzato a Chieri appena prima dell’approvazione della legge. In quell’occasione è stato presentato Vela – Verso l’Autonomia, il progetto volto a promuovere l’autonomia e la piena inclusione sociale, abitativa, lavorativa e culturale delle persone con disabilità, nato nel 2014 da un percorso di progettazione partecipata che ha coinvolto il pubblico e il privato sociale del territorio della provincia di Cuneo. C’è anche una web serie “Vela Spiegata” che ne documenta il successo. Qualche chilometro più in là, tra Chieri e Pino Torinese, l’Associazione Vivere, nata nel 1987 per promuovere e sostenere l’integrazione delle persone disabili e delle loro famiglie, ospita a CasAmica ragazzi con disabilità per brevi soggiorni, offrendo alle famiglie un “servizio di tregua”. “Fino a 40 anni fa queste persone erano invisibili. Nel tempo l’inclusione ha scavato la roccia dell’indifferenza e oggi possiamo parlare di autonomia. L’esperienza di CasAmica, dove i nostri ragazzi passano brevi periodi i un ambiente protetto ma fuori dalla cerchia familiare, è propedeutica al Dopo di Noi” risponde Annalina Olivieri Traversa, storica Volontaria e membro del Consiglio Direttivo,  interpellata sul riverbero esistenziale del Dopo di Noi. “La maggior parte delle famiglie coinvolte –  continua la Volontaria di Vivere – non comprende il significato della Legge, c’è attesa per le eventuali risposte che potrà fornire rispetto a bisogni concreti”. Bisogni in cui si intersecano questioni affettive, economiche, sociali, giuridiche. Bisogni che richiedono un’alleanza vera, operativa tra volontariato, privato sociale, pubblico. Esistono tante realtà in cui il solco è già tracciato, basta seguirlo, potenziarlo.

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